Appena passata offline la coscienza si ritrovò tra magnifiche colline.
Tutto il giorno non aveva fatto altro che combattere contro la solitudine, che poi per chiamarla "Solitudine" dovrebbe essere obbligatoria una solitudine di almeno un anno, invece la sua durava da meno.
Tutto il giorno non aveva fatto altro che combattere contro la solitudine, che poi per chiamarla "Solitudine" dovrebbe essere obbligatoria una solitudine di almeno un anno, invece la sua durava da meno.
"Da
meno?!" direbbe lei che ha la sua teoria, dice che la solitudine lei
l'ha vissuta per anni nonostante un compagno lo avesse accanto. Ma lei è
una strana, alle volte arriva a dire che la parola "accanto" si
dovrebbe poter usare soltanto quando una-sta-vicino-ad-uno tipo un ballo
lento a luci basse e cheek-to-cheek o cose del genere invece lei sapeva
che lui le stava a---c---c---a---n---t---o che è tutto un'altro dire.
Ad ogni modo torniamo a noi, o meglio a lei, immersa tra colline di un verde vellutato.
Lassopra
tirava un bel vento, che poi, per "tirare" ci vorrebbero due lembi e
l'azione di due forze inverse, lassu' invece l'aria "tirava" come
l'acqua in discesa. Ma lasciamo stare le puntualizzazioni che già ci sta
lei che dice e dice.
Così
l'aria scrosciava furiosamente verso la discesa del cielo e lei stava
immobile, ammantata di vento e guardava guardava lontano. Lei dice
"guardava guardava" perchè lo sguardo arrivava a lambire
la-fine-del-mondo e laggiu', ai bordi del mondo poteva sentire la
vertigine prenderle lo stomaco. Così lei dice che si sentiva mentre
guardava guardava.
Lei
però non era sola, non lo era almeno quella notte. C'era un uomo dagli
occhi stanchi o forse non erano stanchi ma a lei parevano così, stanchi
per le migliaia e migliaia di cose viste e vissute, stava poco piu'
avanti a lei, seguendo il profilo della sua figura aveva disegnato un
origami: un omino grande ed uno piccino. L'uomo non era solo, aveva con
se un bambino.
Si
fermava li il loro profilo, si fermava al bambino che stava per mano
all'uomo, esattamente come un ricamo nella carta, i loro abiti
ondeggiavano nel vento e loro restavano immobili come due stecchi di
ghiacciolo infilati nella sabbia a cui erano restati brandelli di
confezione a far da veste.
Lei
si chiedeva che ci stava a fare lassu' tra le colline invece di stare a
letto a dormire ma forse, in realtà, non ce la faceva neanche a
chiederselo, la coscienza stava offline e lei stava semplicemente la
dove i sogni l'avevano deposta dolcemente, perchè questo bisogna dirlo, e
lei lo diceva sempre, i sogni ti depongono dolcemente mentre gli
incubi ti catapultano tipo SWaAsHhhh AhIIIooooOOO!.
Il
cielo era terso e trasparente e dice che lei avrebbe voluto berselo
tutto, alla goccia, solo in fondo, laggiu' in fondo a destra, si
stagliavano delle nuvole di ovatta o di zucchero filato. Dice che erano
così belle che ne avrebbe volentieri gustato un morso sfilandone una
piccola matassa distraendo il proprietario ma le pareva che il tale
fosse onniscente ed il rischio di farsi beccare le sembrava troppo. Così
si tenne la sete di cielo e la fame di nuvole, intanto continuava a
godersi il tutto, stanca ma portata via dall'incedere altezzoso e
magnifico di quelle nuvole.
Dunque
l'uomo ed il bambino stavano per mano, dicevamo, anzi come dice lei
"per-mano" perchè lei ha delle idee tutte sue e dice che quel modo di
stare per mano era da "per-mano" perchè ci sono tanti modi di starci
(per mano) e quello li che aveva davanti ai suoi occhi era di un uomo ed
un bambino legati da un vincolo di amore e protezione come in un flusso
che passa e ritorna.
E
poi le nuvole presero a correre nel cielo e il vento sollevava abiti e
pensieri e dice che il bambino alzò il braccio destro e toccò una nuvola
lassu' nel cielo e serrò le dita con delicata fermezza, dice che a lei
le parve proprio il medesimo muoversi delle dita che si fa quando si
cattura una farfalla posata su un fiore.
E
trattenendo quella delicata matassa di acqua volante il bambino si girò
verso l'uomo e gli sorrise, dice che gli occhi di lui luccicavano come
stelle e che il bambino lasciò la mano del padre (o di quello che a lei
pareva essergli padre) e prese a correre anzi lei dice che fu come
vederlo s-correre, leggero come le particelle dei "soffioni" che pure
lei dice che pensava fossero fiori invece scoprì che erano frutti ma
dovendo restare a noi questa cosa magari ce la dirà un'altra volta. Ad
ogni modo lei dice che il bimbo s-correva leggero leggero come semi di
soffione e sorrideva raggiante, felice e pieno.
Suo
padre restò immobile con gli abiti al vento su quella collina ad
osservare la scena piu' bella del mondo, commosso. Dice che le lacrime
presero a scendergli dagli abiti ed arrivando a terra entravano nel
profondo, dice proprio come le radici di un ginkgo biloba che aveva
visto all'Orto Botanico. Lei dice che avrebbe giurato che le lacrime
scendevano come radici e che il bambino teneva una nuvola nella sua
mano.