Entro o entri tu?
Entra tu..., avevi detto laconico. Così avevo percorso il corridoio in linoleum verde, ero passata davanti al checkpoint e, sfuggendo al controllo delle guardie, mi ero infilata tra le porte scorrevoli dalle quali stava uscendo un uomo.
Luci al neon, beep-beep, voci e qualche lamento soffuso.
Ora camminavo, anzi, cammino. Attraverso il corridoio infinito all'orizzonte cercando la cometa che indica l'"osservazione temporanea". Il suono dei miei tacchi rimbomba nel semi silenzio e prendo a camminare in punta di piedi, leggera, possibilmente invisibile.
Una grande porta, dentro due luci ai lati che fissano il soffitto, insieme a sei occhi appiccicati al soffitto. I due occhi di Anna tra loro, con la serranda abbassata. Lavori-in-corso pare ci sia scritto sopra.
Capo allora?!- una voce nella stanza accanto. -Stanotte siamo in buona compagnia cazzo!- potevi fare il salu-miere invece dell'infer-miere, vorrei dire io, cazzo!- il verde giovane apre uno sportello, prende una siringa e due ampolline di vetro -tac!- le apre e ne aspira il contenuto con l'ago -Sto rompicoglioni! Chiama De Cristoforis che deve controfirmare il registro della morfina!- il verde prossimo-alla-pensione guarda e commenta la sua partita in streaming mentre assente da se stesso prende il microfono e lancia un appello accorato -DeCristoforisinosservazionetemporanea!-.
Anna apre gli occhi e mi osserva estranea. Mi chino e le sorrido mentre le accarezzo la guancia -Signora Anna, sono qui, stia tranquilla.- Le racconto un pò dei cose dei suoi nipoti, del sole nient'affatto gelido di oggi e delle frittelle squisite che avevo fatto. Ha lo sguardo liquido, sembra una bambina di mille anni con una vita che gli si è versata dentro, nel cervello. Versato irrimediabilmente sul pavimento dell'anima e penetrato nelle fughe, tra i neuroni fino a rendere tutto un insieme scomposto.
Così come le parole che cerca di rimettere in fila -Ho sete, tanta sete...Le parole funzionano e mentre le porgo un bicchiere di plastica riempito di limpida acqua del rubinetto seguo il filo sano delle ultime parole- Anna le hanno dato qualcosa da mangiare?- tace, deve essere china sul pavimento a raccogliere le parole- Ho fatto la pasta, solo la pasta...ho sete...aah - si ranicchia come se le si accorciassero le ossa-
Sono stanca, in piedi da 14 ore. Lei è stanca, stesaccartocciata da 14 ore. Eppure vuole me accanto. Non suo figlio. Nè sua figlia. Una estranea che conosce da una ventina d'anni ed ora sta qui e le tiene la mano accarezzandola mentre la segue con lo sguardo quasi sorreggendola nella sua ricerca delle parole sperdute.
Chissà se ci saranno anche le parole che non capivo -Per me la famiglia sono i miei figli e i miei nipoti, il resto del mondo non esiste...i parenti ti invidiano e basta meglio tenerli lontani...io non voglio trattare nessuno perchè sto bene a casa mia e non ci penso proprio a sgobbare per invitare gente a casa...I miei nipoti, solo i miei nipoti...- Una vita dai sentimenti-minimal. Probabilmente in linea coi tempi d'oggi, con un certo modo di vivere di oggi.
Ma in contrasto totale con il mio modo di suonare la vita sentendone tutte le vibrazioni dentro, aperta al mondo.
Bagno un fazzoletto e le pulisco il sangue dalle labbra mentre mi avvicino a lei e in quell'odore di saliva, sangue e naftalina la bacio sullo zigomo, lievemente, per non farle male -Signora Anna esco così viene un pò qui suo figlio...torno presto, abbia ancora un pochino di pazienza"...mi alzo da lei cercando di lasciare piano il mio sorriso tra le sue palpebre socchiuse.
Entra tu..., avevi detto laconico. Così avevo percorso il corridoio in linoleum verde, ero passata davanti al checkpoint e, sfuggendo al controllo delle guardie, mi ero infilata tra le porte scorrevoli dalle quali stava uscendo un uomo.
Luci al neon, beep-beep, voci e qualche lamento soffuso.
Ora camminavo, anzi, cammino. Attraverso il corridoio infinito all'orizzonte cercando la cometa che indica l'"osservazione temporanea". Il suono dei miei tacchi rimbomba nel semi silenzio e prendo a camminare in punta di piedi, leggera, possibilmente invisibile.
Una grande porta, dentro due luci ai lati che fissano il soffitto, insieme a sei occhi appiccicati al soffitto. I due occhi di Anna tra loro, con la serranda abbassata. Lavori-in-corso pare ci sia scritto sopra.
Capo allora?!- una voce nella stanza accanto. -Stanotte siamo in buona compagnia cazzo!- potevi fare il salu-miere invece dell'infer-miere, vorrei dire io, cazzo!- il verde giovane apre uno sportello, prende una siringa e due ampolline di vetro -tac!- le apre e ne aspira il contenuto con l'ago -Sto rompicoglioni! Chiama De Cristoforis che deve controfirmare il registro della morfina!- il verde prossimo-alla-pensione guarda e commenta la sua partita in streaming mentre assente da se stesso prende il microfono e lancia un appello accorato -DeCristoforisinosservazionetemporanea!-.
Anna apre gli occhi e mi osserva estranea. Mi chino e le sorrido mentre le accarezzo la guancia -Signora Anna, sono qui, stia tranquilla.- Le racconto un pò dei cose dei suoi nipoti, del sole nient'affatto gelido di oggi e delle frittelle squisite che avevo fatto. Ha lo sguardo liquido, sembra una bambina di mille anni con una vita che gli si è versata dentro, nel cervello. Versato irrimediabilmente sul pavimento dell'anima e penetrato nelle fughe, tra i neuroni fino a rendere tutto un insieme scomposto.
Così come le parole che cerca di rimettere in fila -Ho sete, tanta sete...Le parole funzionano e mentre le porgo un bicchiere di plastica riempito di limpida acqua del rubinetto seguo il filo sano delle ultime parole- Anna le hanno dato qualcosa da mangiare?- tace, deve essere china sul pavimento a raccogliere le parole- Ho fatto la pasta, solo la pasta...ho sete...aah - si ranicchia come se le si accorciassero le ossa-
Sono stanca, in piedi da 14 ore. Lei è stanca, stesaccartocciata da 14 ore. Eppure vuole me accanto. Non suo figlio. Nè sua figlia. Una estranea che conosce da una ventina d'anni ed ora sta qui e le tiene la mano accarezzandola mentre la segue con lo sguardo quasi sorreggendola nella sua ricerca delle parole sperdute.
Chissà se ci saranno anche le parole che non capivo -Per me la famiglia sono i miei figli e i miei nipoti, il resto del mondo non esiste...i parenti ti invidiano e basta meglio tenerli lontani...io non voglio trattare nessuno perchè sto bene a casa mia e non ci penso proprio a sgobbare per invitare gente a casa...I miei nipoti, solo i miei nipoti...- Una vita dai sentimenti-minimal. Probabilmente in linea coi tempi d'oggi, con un certo modo di vivere di oggi.
Ma in contrasto totale con il mio modo di suonare la vita sentendone tutte le vibrazioni dentro, aperta al mondo.
Bagno un fazzoletto e le pulisco il sangue dalle labbra mentre mi avvicino a lei e in quell'odore di saliva, sangue e naftalina la bacio sullo zigomo, lievemente, per non farle male -Signora Anna esco così viene un pò qui suo figlio...torno presto, abbia ancora un pochino di pazienza"...mi alzo da lei cercando di lasciare piano il mio sorriso tra le sue palpebre socchiuse.