E' un viaggio in rewind, ad un tempo lento e suadente, al  quale tento di oppormi. Ma sono stanca, tanto, e così lascio, lascio che  si riapra il sipario su quella mattina preceduta da lunghi giorni di  attesa fatti di silenzi e fardelli dal contenuto ignoto che mamma mi  mostrava venendomi incontro col passo incerto ed il volto grigio e quel  peso sopra di lei che era solo roba mia.  
 Stamane era il suo turno. Via  una, sotto la prossima. 
 Una l’aveva vista un paio di giorni addietro,  usciva dall’ascensore, tra tubi e flebo e strani aggeggi. Gemeva e  piangeva e… “datemi la morfina!” 
La paura le si era posata addosso come  una mortale brina. Andava via, da sola, tenendosi alla bicicletta che  aveva lasciato a casa, parcheggiata in cortile...-Papà, dove sei papà...-  mentre loro la strappavano via da tutto.
 Un piccolo dolore pungente, il  preambolo della sua resa. Metallo sul linoleum e lei che scivola,  scivola in un cielo di neon e fuliggine seguendo con la coscienza a  rotelle l'orlo del baratro.  
~ecco la tua bicicletta tirata a lucido,  Stella~  
Persone senza volto la sollevano, leggera, bambina tutt’ossa e  bicicletta. Affaccendati tra arnesi metallici, strani macchinari, ferri,  fili,tubi e aghi, ridono e parlano a voce alta, gesti meccanici li  accompagnano. 
Uno degli uomini senza volto parla, una voce che punge  “Oh, sentite questa: Carabiniere in un negozio : vorrei un portafoglio  impermeabile. "Perche' ?" "Per metterci il denaro liquido!"... Le risate  rimbalzano sui muri e le scoppiano addosso come i palloncini fatti con i  chewingum quando ci si lascia prendere dalle manie di grandezza. Loro  giocheranno con la sua vita, adesso e lei spera solo che si fermino al  momento giusto, con la bolla tesa e baldanzosa (pronta ad offrirsi agli  ammirati sguardi altrui) e il sangue nelle vene e i sensi accesi. 
 E' un  terremoto nell'anima che arriva in superficie producendo un soffuso  movimento, incontrollabile. 
 ~ il sellino è di cuoio e ti ho sistemato  i  copriraggi~ 
Tutto è grigio-acciaio. E figure bianche e verdi senza un volto. E  neon.  
Uno senza volto le alza un braccio, lo tasta un po’ poi lo  ripone. Alza un piede ora e le schiaccia le dita. Occhi perplessi e “ma   perchè hai le unghie viola?!” 
Se riuscisse soltanto a scollare la  lingua dal palato gli direbbe che viola è l'abito in lino che ha  comprato qualche settimana prima (o forse mesi o anni o in un'altra  vita?!) dopo aver disegnato traballanti percorsi sui sanpietrini da  Baggio a via Dante aggrappata alla Vespa guidata da una bellissima  amazzone, sua sorella. 
E viola sono le sue ballerine in raso con cui  aveva corso nel corridoio dove c'era la classe di  Luigi arrivandoci in  scivolata con gesto atletico alla Platinì per accogliere l'ovazione dei  suoi occhi.
E viola adesso erano le sue unghie mentre lui faceva  domande idiote e lei vacillava, il suo sangue  invaso da milioni di  gocce che si infilavano in lei per ghermire la sua coscienza.  E“perchè?!...
Perchè sono qui...
Perchè fa così freddo
Perchè non ci sono biciclette qui
Perchè questo dolore
Perchè...”.  
 ~ e che ne dici del cestino di vimini come piace a  te?!~
  Ora possono prendere possesso di quello che è diventato roba  loro, per qualche ora. La voltano per creare una pagina nuova nella sua  vita. Tracciano linee che stabiliscono nuovi assetti, mettono da parte i  Carabinieri (e lei che è assente ma è tra le loro mani spera di certo  che non siano passati a Pierino e la sua mamma o ad un  italiano-un-inglese-e-un-tedesco) e incidono la sua pelle con un gesto  deciso e continuo, spingendo con fermezza. Una lunga scia di sangue  sgorga e scivola via e porta via con sè il passato, le corse, i salti , i  pattini a rotelle, le capriole e il mambo. 
E' una gara con Madre Natura  in cui gli UominiSenzaVolto hanno la meglio su Madre Natura quando  parecchi tempi supplementari dopo, al suono soffuso da folla in attesa  del goal decisivo, compare sul tabellone il risultato:  
UominiSenzaVolto  1 – Madre Natura 0 
 Apre gli occhi e accanto al letto c’è una sedia,  una linea grigia all'orizzonte e sua mamma distante, li accanto. Cerca  di inghiottire, vorrebbe parlare ma fa tutto male. Anche le parole. 
Se potesse le direbbe che vorrebbe le strappasse il dolore d'addosso con teneri baci e avvolgenti carezze, come farfalle, a passarle dolcemente tra i capelli. Se potesse le direbbe che vorrebbe ci fosse lui col suo odore di tabacco  a chiamarla Stella e le sue ruvide mani a  stringerla e poi sollevarla da quel letto e portarla via. Lontano.